QuickStep-AlphaVinyl, Michael Morkov e il mestiere dell’ultimo uomo: “Alcuni ex velocisti non capiscono come pilotare al meglio un corridore. Bisogna saper leggere la gara”
Anche quest’anno, Michael Morkov sarà uno degli uomini più preziosi per i velocisti della QuickStep-Alpha Vinyl. Il 36enne nelle ultime stagioni si è rivelato uno dei migliori (se non il migliore in assoluto) ultimi uomini del gruppo, capace di pilotare al meglio gli sprinter nei finali di tappa e di lanciarli verso il successo nelle volate. A fianco di corridori come Elia Viviani, Fabio Jakobsen, Sam Bennett e Mark Cavendish, il danese è stato parte di molti successi della sua squadra in alcune delle più importanti corse del mondo, riuscendo nel contempo a togliersi delle soddisfazioni personali su pista, dove lo scorso anno ha conquistato con Lasse Norman Hansen la medaglia d’oro nella Madison alle Olimpiadi di Tokyo e ai Mondiali di Roubaix.
“È stato fantastico ottenere quello ciò che ho ottenuto in primavera con Sam (Bennett, ndr), poi al Tour con Cavendish. E poi più tardi ho conquistato le mie medaglie d’oro”, le parole, riportate da Cyclingnews, di Morkov, che vede delle somiglianze tra una Madison e una volata: “Una Madison è molto simile a uno sprint di gruppo. Richiede alcune delle stesse qualità, come essere in grado di pensare in anticipo a ciò che accadrà, essere pronti a muoversi secondo il proprio istinto e trovare la tua strada in mezzo a un grande caos, che è ciò che sono sia gli sprint di gruppo che le Madison”.
Per essere un buon pesce pilota, però, bisogna soprattutto saper leggere gli sprint: “Quello, e sapere come sono i tuoi rivali, la forma del tuo velocista. Quando era al top della forma l’anno scorso, Fabio (Jakobsen, ndr) ha dimostrato di aver solo bisogno dello spazio giusto per essere uno dei più veloci. Per Cavendish è stato lo stesso al Tour de France. Tuttavia, quando il velocista non è al suo meglio, allora dobbiamo impostare lo sprint in modo leggermente diverso“.
“Alcuni ex velocisti semplicemente non capiscono come pilotare al meglio un corridore – prosegue il 36enne, che in passato ha provato lui stesso a fare lo sprinter – Se prendi un velocista a caso e invece di fargli fare uno sprint finale di 200 metri gli dici di farlo da 400 metri a 200 metri dall’arrivo, non capisce come fare. Questo perché si tratta di leggere la gara, e la distanza giusta per partire non è mai veramente fissa tra 400 e 200 dall’arrivo. Si tratta anche di cercare di portare il velocista alla sua distanza ideale il più velocemente possibile e di guidarlo in modo che lui possa decidere quando è il momento giusto per muoversi. Quindi se decide che a 200 metri dalla fine non è il momento buono [per partire], posso andare avanti fino a 150, per esempio. La cosa peggiore che puoi fare come ultimo uomo è dare un colpetto di gomito e [dire] ‘Ok, ecco fatto’“.
Ovviamente, bisogna anche trovare il giusto feeling con il proprio sprinter: “Può volerci molto tempo per trovare la sensazione giusta, ma dipende. Con Elia (Viviani, ndr) ci è voluto un po’. Ma, per esempio, la prima gara che ho fatto con Fabio, lo Scheldeprijs nel 2018, l’abbiamo vinta. Certo, è meglio fare qualche gara per cercare di trovarsi, ma dopo tutte queste gare io e Fabio, o io e Cav, siamo ben preparati”.
Riguardo al velocista veronese, Morkov conferma di aver mantenuto un buon rapporto con lui: “Ero ovviamente molto dispiaciuto quando ha lasciato la squadra perché era un mio caro amico. Abbiamo lavorato molto bene insieme nei due anni in cui è stato qui, e con lui ho vinto 10 gare nel 2018 e di nuovo nel 2019. Mi sarebbe piaciuto continuare a lavorare con lui, ma siamo ancora amici“.
Con Viviani (e anche con Cavendish), il danese condivide inoltre l’esperienza fatta su pista: “Una delle cose che ha funzionato bene con Elia, e ora anche con Mark, è che sanno come seguirmi molto bene. Venendo dalla pista, abbiamo un modo più semplice per muoverci nel gruppo. Questo è sicuramente un vantaggio“.
In questo 2022, la QuickStep-Alpha Vinyl ha deciso di mandare Cavendish al Giro d’Italia e Jakobsen al Tour de France. Con la Grande Boucle che prende il via dalla Danimarca, Morkov ha le idee chiare riguardo a quale dei due GT prendere parte: “Spero di poter essere al via del Tour in Danimarca, perché questa sarà davvero un’opportunità irripetibile per me“.
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